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«…La Vajente è un’Abra agilissima e di bel timbro….» [Sergio Zolli, da Messaggero Veneto, Udine 28/10/2007]
«…il duo Vajente-Barchiesi…dato una buona prova della loro inclinazione per un repertorio raro e raffinato. Le cantate in programma impegnano la voce in virtuosismi arditi, con grande escursione diastematica e sono avare di quelle arie la cui contabilità diletta l’orecchio…. Un pubblico folto, attento e soprattutto competente, ha apprezzato la bravura e la sicurezza degli interpreti tributando loro convinti applausi. » [D.V., da L’Adige, Trento, 26/9/2007]
«…la parte decisamente più rilevante della serata era costituita da un gruppo di quattro cantate per soprano e basso continuo, proposte dalla voce di Silvia Vajente e dal clavicembalista Giacomo Barchiesi… E raramente tanto autentico entusiasmo da parte di un pubblico decisamente numeroso ha accompagnato l’esecuzione di pagine inedite quanto raffinate del barocco italiano: addirittura due fuori programma hanno dovuto concedere gli artisti per potersi congedare. Gli applausi, per altro premiavano giustamente la vocalità di Silvia Vajente, tecnicamente puntuale nell’intonazione e nella tecnica dell’ornamentazione, leggera, ma tutt’affatto che timbricamente inconsistente. Anzi la qualità che faceva la differenza era la capacità drammatica di questa voce, che dava vita interiore, intensa emozione agli affetti sottesi a recitativi ed arie, rispettandone l’unità caratteriale (la cantata-lamento “Sono un’alma tormentata”, la cantata di vendetta “Di Fille vendicarmi vorrei”, quella languorosa “Non non fuggire o Nice”), ma affidando ad ogni piccolo inciso una diversa sfumatura espressiva. Ne usciva così adeguatamente valorizzata la intensa bellezza delle pagine vocali scarlattiane…» [Annely Zeni, da TRENTINO, Trento, 24/9/2007]
«…Il segreto dei pittori che guardavano attraverso una camera oscura, onde fissare l’immagine riflessa delle cose che si trovano all’esterno, non era ignoto ai musicisti del Seicento intenti a mettere a fuoco le passioni umane. …fra le pieghe del canto si insinua la psicologia, talvolta ad un passo dal puro delirio. Per il Bologna Festival, da Giacomo Barchiesi al clavicembalo e con la voce del soprano Silvia Vajente, d’arie e di cantate ne è stato dispensato, con proprietà e stile, un vasto campionario…» [Alessandro Taverna, da Corriere di Bologna, 11/5/2007]
«…Doch der strhlende Stern des Abends ist die Sopranistin Silvia Vajente. Schon in ihrem ersten Vortrag, der Händel-Kantate “Mi palpita il cor”, eroberte sie das Publikum mit ihrer warmen und gleichzeitig glasklaren Stimme, die nicht nur die Vokalbögen exzellent ausführt, sondern auch jedes Wort deutlich intoniert. Mit wunderbar chmachtendem Liebesschmelz singt sie Agostino Steffanis “Spezza Amor l’arco”. Ein sopran der grossen gesten, wenn es sein muss voll inniger Verhaltenheit, aber auch voll himmlischer Heiterkeit wie in Antonio lottis “Ti sento o dio bendato”.Kraft und Anmut zeigt Vajente auch bei der Interpretation von Pietro Torris Kantate “V’amo sì care luci”. Standfestigkeit und hochgradige Flexibilität sind die besten Tugenden diesel exzellenten Sopranistin….» [Bianca Flier, da Badische Zeitung, Staufen, 4/8/2007]
«…Intanto, abbigliati di candide tuniche senza tempo….(Sposo) e Silvia Vajente (Sposa) mimavano i gesti quotidiani, le tenerezze e le baruffe di una coppia coniugale….. Tutti bravi….» [Carlo Vitali, da Amadeus, dicembre 2006]
«…la soprano ha mostrato straordinarie doti interpretative, ben rendendo pathos e sfumature emotive…» [Nicoletta Redolfi, L'Adige 6/11/2006]
«…E dunque questo ha premiato la giuria internazionale presieduta da Jesper Christensen: la personalità, l’originalità, l’espressività individuale […]; e soprattutto i due italiani, che conquistavano la simpatia e il premio del pubblico (come sempre numerosissimo). La voce di Silvia Vajente sapeva infatti commuoversi e commuovere con l’intensa interpretazione del Pianto della Madonna di Monteverdi e del Lamento della regina di Scozia di Giacomo Carissimi, cogliendo appieno la dinamica di affetti ed effetti tipica di un Seicento ancora assolutamente anarchico e dunque tanto più complesso da decodificare. » [Annely Zeni, da TRENTINO, Rovereto, 6/11/2006]
«…In the singing company, the women got the best applause, with sopranos as…Silvia Vajente as a passionate Bride…» [Carlo Vitali, da MusicalAmerica.com, 3/10/2006]
«…excellent performances by Orchestra Barocca di Bologna under direction of Paolo Faldi with soprano Silvia Vajente.. […] received long applause from the audience…..» [da Podrobne novice, http://www.festivalbrezice.com – 1/7/2006]
«…questa singolare versione vivaldiana funziona anche nella parte musicale: interessante il ruolo di Fernando….,ben affiancato da…Silvia Vajente (Teutile)…. » [Roberto Del Nista, da l’opera, Settembre 2005]
«…Stürmische Liebe, schrecklicher Schmerz – auch ohne Zugang zum eigentlichen, italienischen Kantatentext schmeckt das gewonnene Substrat. […] Kaum verwunderlich, dass die gelenkige und lockere Koloraturenstimme, der jegliche Unsicherheit vor diffizilen Intervallsprüngen und weiten Bögen abzugehen scheint, im vergangenen Jahr neben Star-Altistin Emma Kirkby beim Monteverdi festival vertreten war. Dabei wirkt ihre dramatisch grundierte Stimme bei aller Beweglichkeit nie unverbindlich und in harmloser Ästhetik verhaftet. Im Gegenteil: Ihre Domäne sind hoch aufschäumende Emotionen bei beeindruckender gesangstechnischer Kontrolliertheit. …» [Anja Barckhausen, da NORDBURGERISCHE NACHRICHTEN – 22/8/2005]
«Ungewöhnliche Karriere: von Oboistin zur Sängerin. …Silvia Vajente durch ihren ausdrucksstarken Gesang […] Bei den Kantaten, die Silvia Vajente mit wechselnder Begleitung vortrug, ging e salso meist um Liebesleid. […] Der lang ahhaltende Applaus der Zuhörer zeigte deutlich, dass der hervorragende Musikvortrag die Erwartungen der Zuhörer erfüllt, wenn nicht sogar übertroffen hatte. … » [maw, da FRÄNKISCHER TAG – Herzogenaurach, 22/8/2005]
«…Unbestrittener Star des Abends war die Sopranistin Silvia Vajente, die sich früh auf barocke Singpraxis spezialisiert hat. Mit italienischem Temperament schmetterte sie Arien über alle nur erdenklichen Gefühlsqualen und lange hallte ihre lieblich-unauf-dringliche Stimme dabei im Kirchen-schiff nach. Besonders faszinierend: Das “Lamento di Maria Stuarda” für Sopran und Basso continuo des frühbarocken Komponisten Giacomo Carissimi, bei dem Vajente ihrem durchweg meister-haften Gesang die Krone aufsetzte und ihre Stimme sich sanft an den feinen Klang des Cembalos schmiegte. Auch ihre Musikerkollegen spendeten immer wieder Applaus für die Leistung der Gesangssolistin. … » [Katrin Merkel, da N.N. Kultur Herzogenaurach – Herzogenaurach, 22/8/2005]
«…como solistas dos estupendas sopranos: …y Silvia Vajente […] El salmo 109 Dixit dominus…el dùo de sopranos Virgam virtutis tuae con articulaciones perfectas…..» [Gilberto Ponce, da “Viva Italia”, Santiago del Cile, 30/8/2004]
«…Nel cast che era in scena ieri sera, si è distinta la coppia Oberon-Tytania... La Vajente ha superato brillantemente le agilità che la parte di Tytania richiede, anche lei ottima attrice e con un fisico da vera Regina delle Fate, eterea e leggerissima ha volato tra le braccia di Oberon….» [Marilisa Lazzari, da OperaClick – Lucca, 21/1/2004]
«…calorosi applausi del pubblico anche per la soprano Silvia Vajente intervenuta nel primo brano in programma come voce solista dotata di rara perizia interpretativa e di slancio appassionato nell’affrontare l’inno di Mendelssohn “Hor’ mein Bitte”… » [L.P., da TOSCANAoggi – 23/4/2000]
«…Ottima prova anche per la soprano Silvia Vajente che nel primo brano in programma “Hor’ mein Bitte” di Mendelssohn ha tenuto testa felicemente a una impegnativa parte vocale…» [Luciano Masini, da LA NAZIONE – Firenze, 21/4/2000]
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